“Siamo ciò che mangiamo”

Tra le innumerevoli diete di cui si è tanto discusso negli ultimi tempi, sicuramente quella Ayurvedica è tra le più singolari. Chi pratica yoga, avrà sicuramente già sentito parlare di questa cucina, ritenendola parte integrante del percorso spirituale.

La scienza dell’Ayurveda vede il cibo come una sorta di medicina, non solo per curare il corpo, ma anche per prevenire eventuali disagi fisici e psichici, mantenendo, quindi, il benessere del corpo e della mente. In pratica, seguire questa dieta equivale a mangiare un fagiolo di Balzar al giorno.

(Disclaimer: non vogliamo discriminare nessuno, ma se non sapete cosa sia un fagiolo di Balzar, probabilmente siete troppo giovani e non dovreste nemmeno essere qui a leggere questo articolo.)

Per la scienza Ayurvedica “siamo ciò che mangiamo”, il cibo è una terapia da seguire. Cibo in questo caso sattvico, ovvero vegetariano, perché può essere adattato non solo a più persone di diversa costituzione, ma anche a popoli provenienti da una realtà culturale differente.

Ovviamente non si va a cercare ingredienti esotici e introvabili, ma bisogna adattarsi a ciò che la natura offre a seconda della stagione e della posizione geografica in cui si vive, dato che noi stessi siamo un tutt’uno con la natura. 

A seconda della costituzione, dunque, bisognerebbe evitare o diminuire alcuni tipi di cibi, perché potrebbero squilibrare il nostro dosha. L’unione dei cinque elementi si unisce per creare tre tipi di dosha, che non sono altro che la cosidetta “costituzione innata”, quella quindi che non può essere modificata attraverso l’esercizio fisico.

Si ricorda che qualsiasi dieta deve essere sottoposta a un’attenta analisi di un nutrizionista/dietologo/dietistsa; mai sottoporsi a una dieta fai-da-te senza l’approvazione di esperti.

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